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Lo stampaggio a caldo cresce con l’export

L’industria dello stampaggio in acciaio trova maggiori possibilità di business all’estero. Gianluigi Ambrosetti spiega quali sono gli standard fuori dai confini nazionali e l’importanza di flessibilità e diversificazione

articolo_03 Le limitazioni fisiologiche del mercato italiano del settore siderurgico degli ultimi anni hanno portato le aziende del settore a guardare sempre più all’estero. I mercati oltre confine sono maggiormente capaci di assorbire le produzioni di pezzi stampati in acciaio, tuttavia richiedono standard qualitativi più elevati. Questo però rappresenta un valore aggiunto per le imprese in grado di assicurare i requisiti richiesti.

«Con un adeguato livello di flessibilità e di personalizzazione di tutto l’intero ciclo produttivo, siamo riusciti a essere competitivi in Europa e a generare oltre la metà del nostro fatturato dall’export».

A parlare è il Ragionier Gianluigi Ambrosetti della Isef, azienda presente sul mercato da 108 anni e giunta alla quarta generazione – oggi rappresentata dal figlio, il Dottor Davide – . L’azienda è specializzata nel settore dello stampaggio a caldo di acciaio. «Abbiamo una gamma di produzione molto ampia. Produciamo sia pezzi grezzi che definiti per la lavorazione meccanica, destinati alla trasmissione di movimento, al settore petrolchimico, automobilistico, ferroviario, ai veicoli industriali e all’elettronucleare».

Qual è il vantaggio di produrre componentistica per una gamma così ampia di utilizzi?
«Avendo molte relazioni di partnership in settori diversi è il nostro punto di forza, perché ci consente – grazie alle dimensioni ridotte della struttura – di essere flessibili e adattabili a varie tipologie di business. Abbiamo una struttura snella dal punto di vista dei costi e dell’organizzazione, però con un’elevata potenzialità produttiva. Poi, il fatto di spaziare in moltissimi campi ci dà la possibilità di diversificare, consentendoci di resistere meglio ai momenti di crisi settoriale».

Quali sono le ragioni che spiegano una produzione per la maggior parte destinata all’export?
«La predilezione per il mercato estero è dovuta alla strategia di internazionalizzazione che ha avuto luogo negli ultimi quindici anni grazie alla spinta sia dell’attuale che della precedente generazione dirigente della società. Il grado di complessità richiesto per operare con l’estero è considerevole, tuttavia il mercato italiano è fisiologicamente limitato e negli ultimi anni uscire dai confini nazionali è stata una scelta quasi obbligata. Abbiamo intrapreso questo percorso anche attraverso la partecipazione a fiere di settore e campagne pubblicitarie specifiche. Il mercato tedesco – quello al quale ci rivolgiamo principalmente e che da solo vale il 40 per cento del nostro fatturato – ha potenzialità molto superiori rispetto a quello italiano, sia dal punto di vista commerciale che da quello tecnologico».

Vi occupate anche dello studio e della progettazione o realizzate prodotti progettati fuori dalla vostra azienda?
«Lavoriamo sulla base di specifiche e disegni che ci forniscono i nostri partner. In pratica non abbiamo un nostro prodotto, bensì sviluppiamo e ingegnerizziamo quelle che sono le richieste del mercato di riferimento. Per questo abbiamo instaurato un rapporto diretto fra il nostro ufficio tecnico e gli uffici progettazione dei committenti. Solitamente l’ufficio progettazione ci comunica qual è il risultato che intende ottenere e noi interveniamo sul prodotto, studiandolo e adattandolo in base a queste esigenze. Gli stampi vengono realizzati tramite un sistema di progettazione Cad Cam collegato a macchine utensili a cinque assi. Inoltre abbiamo un simulatore di stampaggio di ultima generazione che ci permette di simulare e prevedere il difetto o la mancanza di materiale prima della realizzazione degli stampi».

Quali sono i vostri processi di controllo della qualità?
«L’intero processo produttivo si svolge in ottemperanza alle direttive della norma Iso 9001 del 2008. Vengono effettuate analisi sia a monte, quindi sulla costruzione delle attrezzature e degli stampi, che sul prodotto stampato, con controlli distruttivi e non distruttivi. Abbiamo anche delle certificazioni settoriali: quella ferroviaria – necessaria per produrre materiale fisso per i binari e la rete ferroviaria -, quella Lloyd’s Register Marina- per tutto quello che riguarda navi e off-shore technology -, la certificazione Ad 200 per la produzione di recipienti in pressione».

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